All’Ilva Taranto in arrivo una barriera contro le polveri

Potrebbe diventare realtà entro 15 mesi il barrieramento dei parchi minerali dell’Ilva di Taranto per migliorare ancora la qualità e la sicurezza dell’ambiente. Un sistema che servirà per ridurre le emissioni di polveri nocive, una barriera che sarà realizzata al confine fra i parchi e la recinzione esterna dello stabilimento del Gruppo Riva, lungola provinciale Taranto-Stattee il lato sud sulla Taranto-Grottaglie. L’opera sarà lunga1700 metri, alta 21, estesa su una superficie totale di oltre31.500 metricon una rete ombreggiante al 70%: tra gli effetti più evidenti, oltre alla riduzione della velocità del vento, il completamento delle colline ecologiche, la cui vegetazione intrappola le polveri e potrebbe portare un reale beneficio alla separazioni delle polveri tra l’insediamento industriale e la città.

ILVA: ancora passi avanti nella riduzione della diossina

Passi avanti per la salute dei cittadini! Sono quelli che sta compiendo l’Ilva di Taranto che negli ultimi anni è stata in grado di ripensare alla propria attività e renderla sempre di più compatibile con l’ambiente, minimizzando l’impatto sui residenti della provincia. Gli ultimi dati sono stati diffusi in un recente convegno dove è stato sottolineato anche l’impegno dell’acciaieria per la generazione di processi produttivi ecosostenibili e di efficienza energetica. Dagli ultimi monitoraggi, è risultato che i camini dello stabilimento del Gruppo Riva emettono 0,2 nanogrammi per metro cubo di diossina e furani contro i dati di qualche anno fa che attestavano i controlli intorno a 8-9-10 nanogrammi per metro cubo. Insomma, l’Ilva sta rispettando le norme sulla qualità dell’aria e fa di più, con un occhio attento alle migliori tecnologie per garantire la salute dei cittadini.

Alla BIT spopola la Puglia “green”

Quanto siamo diventati green! Molto più di quello che potremmo immaginare… l’attenzione all’ambiente è sempre maggiore e a dimostrarlo ci sono anche una serie di nuovi programmi e itinerari di viaggi che prestano un’attenzione particolare alle tematiche ‘verdi’. L’ultimo è quello presentato alla Bit,la Borsa Internazionale del Turismo, che si è conclusa domenica 19 in fiera a Rho-Pero. Un itinerario lungo oltre 30 chilometri: dal mare alle masserie sulla strada di santi e briganti a scoprire esempi di bio-architettura ed energie rinnovabili. La proposta turistica è stata sviluppata dalla Provincia di Taranto per promuovere le bellezze della Regione Puglia. E l’obiettivo è integrare il progetto Green Road nel rispetto della tradizione locale con l’idea di benessere e natura puntando anche ad incentivare lo sviluppo di un’economia ecosostenibile e a valorizzare la cultura artistica, culturale ed enogastronomica del territorio. Non male, no?

Emissioni ILVA nei limiti di legge

C’è un po’ di confusione in merito alle relazioni dei periti incaricati di effettuare controlli su fumi e polveri dallo stabilimento siderurgico dell’Ilva di Taranto per verificare la natura delle emissioni, se siano nocive alla salute degli operai del siderurgico e dei cittadini di Taranto e dei comuni limitrofi e se all’interno della fabbrica siano rispettate le misure di sicurezza per evitare la dispersione di diossina, Pcb e benzoapirene. I risultati hanno certificato che i livelli emissivi dell’Ilva sono tutti nei limiti di legge, incluse le diossine. Le rilevazioni sono avvenute nel corso dell’ultimo anno attraverso ispezioni e sopralluoghi nell’acciaieria del Gruppo Riva e hanno quindi mostrato gli evidenti passi in avanti compiuti dall’azienda con l’abbattimento delle emissioni di diossina dell’impianto di agglomerazione dell’Ilva.

Essere preparati. Un esempio dall’Ilva Taranto

Le immagini della Costa Concordia di questo fine settimana mi hanno fatto pensare a come ci si dovrebbe comportare nel caso ci si trovi coinvolti in emergenze. Esiste una sorta di vademecum su cosa fare nei momenti di maggiore allerta? No. Eppure c’è chi in alcune zone d’Italia considerate “a rischio” si stanno dando da fare. Succede ad esempio a Taranto, dove gli abitanti convivono con l’acciaieria Ilva. Dal 1995 alla fine del 2009 nello stabilimento del Gruppo Riva sono stati investiti poco più di 4 miliardi di euro per l’ammodernamento tecnologico degli impianti e la loro messa in sicurezza (il 35% del totale pari a poco più di un miliardo per l’ecologia e la tutela dell’ambiente). Oggi lo stabilimento è più sicuro e il rischio di incidenti è notevolmente diminuito, ma per rassicurare anche i più scettici arriva un vademecum realizzato dal professor Mario Moiraghi per le famiglie, residenti nelle vicinanze del siderurgico. Volantini illustrati per chiarire come -in caso di reale allarme- la gente verrebbe informata attraverso messaggi diffusi dalle Forze dell’ordine, comunicati sulle emittenti locali radio e tv, indicando anche come proteggersi, prevenire e limitare. Una buona e utile idea.

Ilva: a Taranto diossina sotto i limiti

Inizia sotto buoni auspici ambientali il 2012. Il risultato che più mi ha sorpresa arriva dal sud, dalla Puglia in particolare, dove i dati sulle emissioni inquinanti nella zona di Taranto nel 2010 si sono mantenute al di sotto dei limiti europee. La media di emissione annuale di diossina nello stabilimento Ilva del Gruppo Riva è stato pari nel 2011 a 0,0389 ngTEQ/Nm3, inferiori al limite di 0,4 dei criteri previsti dalla legge regionale 8/2009.  Una buona notizia per gli abitanti in zona da decenni in lotta contro le emissioni inquinanti dell’acciaieria e una buona notizia per l’azienda, da anni impegnata per “ripulire” le proprie emissioni e di conseguenza l’ambiente circostante: dal 2004 lo stabilimento è impegnato nello sviluppo del progetto Ulcos per ridurre del 25% la Co2 prodotta e riuscire a catturarne un altro 25%. I risultati dimostrano che ne beneficia tutta la città.

Taranto, porto strategico nel nuovo sistema trasporti. E l’ambiente ringrazia

Trasporto su rotaia o via nave anziché trasporto su ruota. Se ne parla da anni per ridurre l’inquinamento da emissioni di gas di scarico, ma ancora troppo poco è stato fatto in merito. Anche perché il sistema ferroviario non sembra sufficientemente preparato e i porti non abbastanza all’avanguardia. Eppure una buona notizia in merito arriva dal profondo sud. Il porto di Taranto è infatti stato inserito tra i nove scali ritenuti strategici per il mercato italiano. Si tratta di bacini la cui realizzazione assumerà precedenza nella realizzazione dei grandi progetti strutturali e infrastrutturali. Per Taranto significherà la realizzazione della piastra logistica legata alla realizzazione del Distripark e al potenziamento del collegamento con l’aeroporto di Grottaglie. Una realizzazione per cui la Puglia potrà contare sui fondi Fas rimodulati nel piano sud, e che consentiranno di mettere in sicurezza le strade, ampliare gli aeroporti, ammodernare gli schemi idrici e rilanciare tutta la regione come propulsore del sistema portuale!

Taranto: con Ilva diventa una best practise

E’ allarme polveri sottili nelle città italiane. Se a Milano è stato momentaneamente scongiurato il blocco del traffico e a Roma viaggiano a targhe alterne, i centri urbani lottano quotidianamente con una concentrazione di pm10 che non ci fa respirare. Colpa degli scarichi delle auto, colpa degli impianti di riscaldamento, colpa anche delle industrie che riversano nell’aria troppe scorie. Eppure una buona notizia arriva da quella che comunemente si pensa sia una delle città più inquinate d’Italia, Taranto. Nelle classifiche di Legambiente, Taranto è stata tra le 30 città italiane a più basso livello di pm10 con una media 2010 di 32,4 microgrammi per metro cubo delle centraline del quartiere Tamburi a ridosso dell’acciaieria Ilva, che potrebbe diventare un modello di eccellenza. In poco più di dieci anni, l’azienda del gruppo Riva ha investito 1,12 miliardi esclusivamente per rendere gli impianti sempre più compatibili con l’ambiente. Lo dimostrano i dati del terzo rapporto su “Ambiente e sicurezza” che raccontano della continuità negli investimenti nonostante la crisi nei risultati: sono calate le emissioni di diossina, benzo(a)pirene e degli altri inquinanti; le polveri sottili sono risultate nei limiti, i consumi di energia e di acqua ridotti del 40 per cento, gli incidenti drasticamente diminuiti.

Taranto: scuole a ‘impatto zero’

Navigando un po’ sul web ho scoperto che quello che verrà realizzato in provincia di Taranto nei prossimi mesi si preannuncia come uno dei maggiori interventi in Italia nel campo delle energie rinnovabili. Sui tetti di 28 scuole e due sedi universitarie della provincia pugliese verranno infatti installati impianti fotovoltaici realizzati con materiali ad impatto zero (silicio, rame, ferro e alluminio). Un intervento –il più importante mai realizzato al Sud Italia da un ente locale– che permetterà alla Provincia di risparmiare 10 milioni di euro in venti anni e garantirà minori emissioni di anidride carbonica pari a 55 milioni di kg per una potenza complessiva che ammonta a circa quattro megawatt. Impianti che dovrebbero iniziare a funzionare già da gennaio 2012.

Ilva e Taranto: un Ponte per conoscersi meglio

Avete mai fatto caso ai giornalini aziendali? Quelli per intenderci che riportano notizie interne ‘di servizio’ ma che affrontano anche alcune importanti tematiche di carattere generale, molto spesso legate all’azienda stessa che li edita, ma altre volte di interesse più ad ampio spettro? Mi è capitato tra le mani “Il Ponte” (www.il-ponte.info), una pubblicazione stampata in 35mila copie che viene distribuita a dipendenti ed ex-dipendenti del gruppo Ilva di Taranto. Si tratta di un caso unico nel suo genere che parla di impegno per la competitività, per lo sviluppo del Sud Italia, per la sicurezza e per l’ecocompatibilità. La rivista testimonia anche gli sforzi dell’acciaieria per la salvaguardia del capitale umano e il rispetto dell’ambiente (e si scopre che con l’avvio del progetto Dupont nelle Aree Ghisa e Acciaieria c’è stata una sensibile incidenza della frequenza degli infortuni), ma racconta anche quanto di buono succede nella città e nei suoi dintorni.